“La qualità delle risposte che ti dai dipende dalla qualità delle domande che ti fai.”
Emanuela Mazza
Tutti attraversiamo l’età dei mille dei perché, e non solo da bimbi con i perché a raffica. L’età dei perche non finisce mai, e se ti chiedi perché, la risposta è che “il cervello non è solo un curiosone, ma adora anche i premi”.
Quindi perché ci facciamo domande?
Il cervello umano è una macchina straordinaria, capace di pensare, ricordare e, soprattutto, di fare domande. Ma perché ci facciamo domande? E come funziona questo meccanismo nel nostro cervello?
L’argomento sicuramente è complesso, tuttavia se ne puo estrarre una estrema sintesi per soddisfare un po’ della curiosità che ti ha spinto qui. Tutto parte dalla dalla “curiosità” che rappresenta il motore delle domande. La curiosità è una delle forze più potenti che guidano il nostro comportamento. È ciò che ci spinge a esplorare, a imparare cose nuove e a cercare risposte. La curiosità nasce in una parte del cervello chiamata corteccia prefrontale, che è responsabile del pensiero complesso e della pianificazione. Quando qualcosa ci incuriosisce, questa area si attiva e ci spinge a cercare informazioni. Quando le informazioni che cerchiamo vengono scovate, capite, o in generale trovate, il nostro cervello rilascia una sostanza chimica chiamata dopamina. La dopamina è spesso chiamata la “molecola della felicità” perché ci fa sentire bene. Questo sistema di ricompensa ci motiva a continuare a fare domande e a cercare risposte, creando un ciclo di apprendimento continuo. Nel frattempo accade che un’altra parte importante del cervello coinvolta nel fare domande, e che risponde al nome di ippocampo, si attiva ed è cruciale per la memoria e l’apprendimento. Quando facciamo una domanda, l’ippocampo aiuta a collegare nuove informazioni con quelle che già conosciamo, permettendoci di costruire una comprensione più profonda. Le risposte generano normalmente emozioni, tuttavia il rapporto è interdipendente, nel senso che anche le emozioni possono generare domande. Le emozioni infatti giocano un ruolo significativo nel nostro desiderio di fare domande. Quando proviamo emozioni forti, come la sorpresa o la paura, il nostro cervello diventa più attento e desideroso di capire cosa sta succedendo. Questo è un meccanismo di sopravvivenza che ci aiuta a reagire rapidamente a situazioni nuove o potenzialmente pericolose. In sintesi, il nostro cervello è programmato per fare domande grazie alla curiosità, al sistema di ricompensa, alla memoria e alle emozioni. Questo meccanismo ci permette di imparare continuamente e di adattarci al mondo che ci circonda. Quindi, la prossima volta che ti chiedi “perché?”, ricorda che è il tuo cervello che lavora per te, cercando di renderti più intelligente e consapevole.
Il piccolo preambolo sopra per introdurre il concetto che spiega come è cambiato, spinto sempre dalla curiosità, il nostro modo di soddisfare i perché. Nel corso dell’ultimo trentennio il nostro approccio al domandarsi e domandare è cambiato tantissimo. A partire dal semplicissimo chiedere “Perché?” fino al più complesso mondo della “ricerca delle risposte”, che veniva attivato a scuola ad esempio con le ricerche che ci assegnavano i professori, fino al mondo del lavoro dove la ricerca assumeva, come oggi, l’importante compito nonché importanza sociale, culturale e scientifica. Verso la fine degli anni 90 se tuttavia volevi fare domande tentavi prima con l’aiuto da casa, poi passavi per la scuola, poi per l’amico o parente super acculturato, dopodiché non potevi che approdare all’unico porto che garantiva conoscenza sicura, una enciclopedia universale. Se per caso non ti accontentavi del trafiletto dell’enciclopedia per ragazzi che avevi a casa, allora ricorrevi alla biblioteca, che per quel che mi riguarda era la l’ultima spiaggia. Nelle più e meglio fornite biblioteche, trovavi anche qualche quotidiano per le ricerche più vicine ai giorni nostri (dell’epoca). Poi un giorno ha iniziato a succedere una cosa, internet iniziava ad essere alla portata di tutti.
La tecnologia, il personal computer e, viva la frutta, “internet”, oggi hanno modificato il nostro modo di fare ricerca. A dimostrazione di quanto dico basta cercare su Google ” le cose più ricercate su Google nel 2024“, ovviamente neanche a dirlo, il noto motore di ricerca della società di Mountain View, in California, restituisce una sfilza di risultati, tra cui quelli ufficiali che sono stati catalogati dal Search Engine.
Se per qualche caso ti stai chiedendo come fanno ad avere queste informazioni beh allora ti dico che ogni volta che effettui una ricerca e scrivi qualcosa in quello spazietto di ricerca bianco, il dottor Google oltre a cercare per te qualunque cosa abbia una corrispondenza in ogni anfratto digitale del globo, si scrive e mette da parte anche la frase che ha scritto per effettuare la tura ricerca. Alla fine dell’anno poi, redige una bella relazione statistica delle cose più ricercate nel mondo, e naturalmente nel paese di provenienza di chi ricerca. Nel nostro caso in Italia.
Ebbene se ti stai chiedendo quali siano in Italia i “perché” più ricercati eccoli di seguito:
Quelli sopra sono solo i “perché…”, tuttavia troverai anche “i nomi dei personaggi più ricercati”, , oppure i “cosa significa…”, oppure i “Da fare a….”
Ci siamo abituati a ricercare dalla singola parola alla frase semplice sul motore di ricerca e ne abbiamo ricavato un vicendevole profitto, il motore di ricerca ha imparato da noi ed in cambio ci ha restituito i risultati sempre più vicini alla nostra necessità. Prova solo ad Immaginare tra qualche anno quando saranno messe insieme le statistiche sull’AI cui rivolgiamo richieste complesse oltre misura.
Ad ogni modo se hai bisogno di approfondire clicca sull’ immagine sopra per essere dirottato direttamente sul sito di Google Trends e scoprire le ricerche più ricercate del 2024. E non solo.
Spero la lettura sia stata di tuo gradimento. Grazie e un abbraccio
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